Respirare con coscienza

Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Yoga Journal Italia, per la rubrica di Swami Joythimayananda dal titolo Laboratorio di Ayurveda.

L’aria contiene ossigeno e, secondo la cultura vedica, l’ossigeno contiene prana, in cui è presente la “memoria dell’Anima cosmica”, che l’Ayurveda considera come Dio. È proprio questa memoria che permette l’esistenza di tutti gli esseri viventi.
In sanscrito i polmoni vengono chiamati pupusa, e sono l’organo vitale che ha la responsabilità (a livello metaforico) di trasportare la memoria di Dio a ogni cellula attraverso la respirazione. I polmoni, quindi, collegano l’uomo con Dio. Attraverso il respiro, la memoria di purusha (l’assoluto che contiene in potenza di tutte le evoluzioni, l’unica realtà eterna) viene diffusa in ogni cellula del corpo, sarà poi compito del cuore, mediante la circolazione, trasmetterla all’interno di ogni membrana cellulare.
Insieme al cuore, i polmoni sono i principali organi dell’apparato respiratorio (Pranavaha Srota), non è un caso, infatti, che siano situati in entrambi i lati della cavità toracica cingendo il cuore in un abbraccio. I polmoni purificano l’aria in entrata tenendo per sé le scorie, in questo modo compiono un vero e proprio “sacrificio” per proteggere il cuore e per fornire prana puro alle cellule. La loro struttura è elastica e spugnosa proprio per adattarsi ai movimenti respiratori.
Lo scambio dell’aria, che avviene al livello degli alveoli polmonari, coinvolge anche narici, laringe, trachea, bronchi e bronchioli, tutte strutture collegate ai polmoni.
Attraverso il sangue, il prana giunge nelle cellule, nutrendo in questo modo anche la “micro-anima” presente all’interno di ognuna di esse. Per vivere con soddisfazione, infatti, le cellule devono rimanere in armonia con il prana: se il loro meccanismo di assimilazione smette di funzionare correttamente si generano degli squilibri.
Le cause degli errori di assimilazione possono essere molteplici: inquinamento ambientale, postura scorretta, mancanza di esercizio fisico, ansia, eccessivo “attaccamento”, allergie, dieta inadatta o sovrabbondante produzione di muco. Anche un’indigestione può portare a disturbi respiratori, poiché può causare un aumento di Kapa, che a sua volta determina raffreddore e influenza, mentre uno squilibrio di Vata può generare disturbi asmatici e un Pita alterato può determinare condizioni di infezione.

Pranayama: una cura per corpo, anima e spirito

In un minuto respiriamo circa 15 volte, in un’ora circa 900 volte e in un giorno circa 21.600 volte. Secondo la tradizione Yoga, a un uomo sano sono donati 800 milioni di respiri, per vivere 100 anni. Se sprechiamo i respiri, la nostra vita si accorcerà, se invece riusciamo a risparmiarli vivremo più a lungo.
Una buona respirazione consente un maggiore afflusso di prana nel corpo, proprio per questo la meditazione deve essere eseguita con “coscienza pura”, cioè ponendo attenzione al ritmo respiratorio e investendolo di una qualità superiore. Per un regolare funzionamento del corpo dobbiamo introdurre una giusta quantità di prana in circolazione, non è il numero dei respiri, quindi, a fare la differenza, ma la loro qualità.
La pratica del pranayama insegna a incamerare una maggiore quantità di prana lasciando inalterato il numero di respirazioni o addirittura diminuendolo.

Respiro sano ogni giorno

Per mantenere le vie respiratorie sane è necessario purificare ogni giorno il proprio corpo, le emozioni, i pensieri, l’energia vitale e l’anima. È preferibile alzarsi al mattino presto per eseguire a stomaco vuoto la pulizia dei denti e della lingua, e successivamente bere una tisana, si consiglia il Niragada.
Effettuare un automassaggio applicando olii medicati caldi (per la testa: Pita Tailam, sul corpo Pita, Kapa o Pinda Tailam, a seconda della costituzione).
Per proteggere le vie aeree si consiglia di applicare 2 gocce di olio Nasika in ciascuna narice, 2 gocce di olio Netra negli occhi e 2 gocce di olio Karna nelle orecchie.
Dopo aver effettuato una doccia calda è ora possibile praticare yogasana, pranayama e celebrare alcune preghiere (o fermarsi qualche minuto in meditazione).