Le orecchie: il diapason divino

Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Yoga Journal Italia, per la rubrica di Swami Joythimayananda dal titolo Laboratorio di Ayurveda.

In sanscrito le orecchie sono indicate con il termine Karna. Le orecchie sono l’organo sensoriale di riferimento dell’elemento Spazio, e la loro funzione principale è quella di udire, percepire, sentire, ascoltare il suono, permettendo all’uomo di entrare in contatto con il mondo esterno. Questi organi permettono di riconoscere il “suono materiale” della realtà, mentre al suono divino si accede con il cuore (esso, infatti, è in grado di sentire in profondità).
Quando cantiamo un Mantra il suono e le vibrazioni escono da noi verso l’esterno, quando recitiamo un Mantra con la mente la vibrazioni vengono dal cosmo a noi verso l’interno, quando ascoltiamo e percepiamo con il cuore noi stessi diventiamo il Mantra, suono e vibrazione potenziale.
Prana Vata, che controlla il funzionamento della mente e dei processi di respirazione e presiede il funzionamento dei sensi, è anche responsabile del buon funzionamento del sistema uditivo, in quanto le orecchie subiscono dei disturbi nel momento in cui il Prana viene bloccato all’interno del canale uditivo. Tra le infezioni che colpiscono le orecchie, le più frequenti sono le otiti, che si manifestano principalmente nella stagione fredda.

Nei mesi che vanno da ottobre a marzo, infatti, il corpo ha la tendenza ad asciugarsi a causa della natura fredda e secca dell’inverno. Questa secchezza indebolisce anche le mucose che proteggono le orecchie, con il conseguente aumento delle infezioni. Anche la primavera, tuttavia, costituisce un momento delicato, poiché dopo l’inverno la natura ci premia con un aumento dell’umidità e del calore per bilanciare le asperità del lungo periodo freddo. La risposta naturale del corpo a questa impennata di calore si manifesta con l’espulsione del muco presente nelle vie respiratorie, con un conseguente aumento del rischio di infezione dei canali uditivi, causato da una maggiore presenza di carica virale e batterica all’interno dei dotti.
Lo squilibrio di Vata, in relazione alle orecchie, può determinare la presenza eccessiva di liquido, cerume secco, acufene e un udito anormale; lo squilibrio di Pita può comportare uno scarico di pus, gonfiore, arrossamento, irritazione e bruciore; lo squilibrio di Kapa la produzione di una sostanza viscosa bianca, prurito, dolore e lieve sordità. Da 0 a 20 anni una persona è dominata da Kapa, è quindi probabile che in questo arco temporale della sua vita il suo orecchio sarà soggetto agli squilibri tipici di Kapa, mentre un adulto di circa 20-50 anni e un anziano dai 60 anni in poi saranno soggetti a disturbi tipici, rispettivamente, di Pita e di Vata.
Il modo più efficace per ridurre e prevenire un’infezione all’orecchio è cercare di purificare i nostri organi in corrispondenza di ogni cambio di stagione. L’inizio della primavera è particolarmente indicato per purificare lo stomaco, i polmoni e il fegato, l’autunno è adeguato per la purificazione dell’intestino e del colon. Due buone abitudini per mantenere in salute questo apparato così raffinato sono evitare di utilizzare il telefono cellulare in modo eccessivo, se sprovvisti di auricolare, e praticare l’automassaggio, benefico in generale per il corpo e per tutte le sue parti (applicare ogni mattina Pita Tailam sulla testa, Netra Tailam sugli occhi, Nasika Tailam nelle narici, Karna Tailam sulle orecchie e Pinda Tailam sul corpo frizionando per circa 10 minuti).

Il Karna Basti
Le infezioni all’orecchio sono causate nella maggior parte dei casi da virus o batteri. Solitamente per contrastare l’insorgere di questi problemi la medicina allopatica ricorre agli antibiotici, che garantiscono una cura rapida ed efficace. Secondo l’Ayurveda per chi soffre di problemi al canale uditivo è il Karna Basti, che consiste nel riempire le orecchie con l’olio Karna Tailam tiepido per circa 10 minuti.
Durante il trattamento, viene effettuato un massaggio intorno all’orecchio, nella zona delle guance e della mandibola. Successivamente, con il movimento delle mani vengono stimolati anche il collo, la parte posteriore del lobo dell’orecchio e le tempie, la bocca viene aperta e chiusa varie volte. Infine, le orecchie vengono tirate dolcemente in tutte le direzioni. Altra pratica è quella del Karna Duma, che prevede l’ingresso del fumo sprigionato da erbe antibatteriche all’interno delle orecchie.
A chi soffre di squilibri legati all’orecchio si suggerisce di limitare l’utilizzo di alcuni alimenti, come latticini, dolci, grassi, carne rossa o uno smodato consumo di grano. Nel tempo questi alimenti possono determinare una produzione eccessiva di cerume nell’orecchio. Le orecchie non devono prendere freddo, per mantenere una temperatura ideale, è possibile applicare 3 volte alla settimana un impacco di erbe caldo attorno e sopra di orecchie.

Thoppu Karnam
Nei templi indiani in prossimità della divinità di Ganesha i devoti tirano le proprie orecchie incrociando le braccia, essi si alzano e si abbassano piegando le loro ginocchia 108 volte e tenendo la schiena dritta e la testa bassa per liberarsi. Di fronte a Ganesha i fedeli eseguono per filo e per segno la pratica del Thoppu Karnam, che viene realizzata per liberarsi simbolicamente dalle difficoltà, il lobo, infatti, è un punto Varma, che normalmente viene stimolato durante il massaggio ayurvedico per prevenire problematiche legate alle infezioni.
In ogni caso quando abbiamo un’infezione, o percepiamo una pressione sull’orecchio, è meglio evitare di praticare le Asana capovolte. Secondo la tradizione Indù la nascita di un saggio è considerata come un concepimento attraverso le orecchie, che rappresentano il Dharma, le virtù e l’elemento Spazio.

Anche le orecchie respirano
Queste seguenti tre semplici tecniche di pranayama, se eseguite abitualmente, possono essere molto benefiche per il sistema uditivo prevenendo disturbi vari.

  • Kapalashuddhi I: in piedi con le gambe divaricate e il tronco piegato in avanti a 90° rispetto al terreno. Chiudete la narice destra poi, espirando con forza come per soffiarvi il naso, lanciate il braccio sinistro dietro la schiena verso destra producendo una torsione, battendo il dorso della mano sinistra contro la parte posteriore del torace, sul lato destro. Muovete in questo modo il più possibile tutte le articolazioni del corpo. Ripetete diverse volte, dopodiché eseguite dalla parte opposta.
  • Kapalashuddhi II: sedetevi in Padmasana (la posizione del loto) o in una posizione confortevole (per esempio con le gambe incrociate o in ginocchio con i talloni sotto ai glutei). Inspirate profondamente attraverso le narici, chinatevi in avanti e rilassate il capo. Espirate dalla bocca scuotendo il capo ed emettendo il suono che vi viene naturale fino a quando i polmoni sono completamente vuoti. Mantenete le mandibole rilassate. Ripetete la pratica due o tre volte.
  • Kapalashuddhi III: sedetevi in Padmasana o in una posizione comoda. Inspirate profondamente attraverso le narici, poi tappate il naso e la bocca con la mano percependo la pressione del Prana nella testa. Cercate di espirare in modo forzato il più a lungo possibile, senza togliere la mano. Infine espellete l’aria di colpo liberando le vie respiratorie. Ripetete la pratica.

Orecchio, specchio del corpo
Immaginiamo l’orecchio come un bambino nell’utero con le gambe piegate. La parte bassa dell’orecchio rappresenta la testa, la parte esterna delle orecchie che risale verso l’alto corrisponde alla colonna vertebrale, mentre la parte interna rispecchia le differenti cavità: la zona pelvica, l’addome, il torace, la gola e la parte bassa dell’orecchio la cavità cranica appunto.
Nella cultura vedica quando un bambino/a raggiunge i cinque anni di età viene messo un orecchino d’oro nella parte bassa del lobo, affinché venga stimolato il suo cervello; alle donne quando raggiungono i 45 anni di età viene messo un orecchino d’oro nella parte alta delle orecchie come preparazione ad affrontare la menopausa; mentre durante la vecchiaia il lobo delle donne viene forato al centro con l’inserimento di una placca dorata, come preparazione per lasciare il corpo.